Cnr-Istituto di Scienze Marine

L’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche svolge attività di ricerca fondamentale e applicata in oceanografia fisica, chimica e biologica e in geologia marina.

L’obiettivo è contribuire allo studio dei processi oceanici e della variabilità climatica, allo sviluppo di sistemi/servizi per l’osservazione, la protezione e la gestione sostenibile dell’ambiente marino e delle coste.

                               L’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAR) svolge attività di

Ricerca Fondamentale e Applicata

in oceanografia fisica, chimica e biologica e in geologia marina con l’obiettivo di contribuire sia allo studio dei processi oceanici e della variabilità climatica che allo sviluppo di sistemi/servizi per l’osservazione, la protezione e la gestione sostenibile dell’ambiente marino e delle coste

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Dati presto disponibili

Oceanography Unveiled: il nuovo appuntamento dedicato a oceano e clima

L’8 e il 9 maggio si svolgerà a Trieste il secondo seminario del ciclo Oceanography Unveiled.

  • Speaker Thomas Stoker, Professor Emeritus, Università di Berna
  • 8-9 maggio 2025 (dalle 14.30 dell’8 maggio).
  • Location: OGS – Via Beirut, 2 – 34100 Trieste (IT), Aula D.
  • Modulo 1, 8 maggio: The ocean’s role in the climate system revealed by polar ice cores.
  • Modulo 2, 9 maggio: Combining physical and biogeochemical information to understand abrupt climate change.
  • Link alla registrazione
  • info: oceanographyunveiled@ogs.it

I seminari di Oceanography Unveiled sono stati inizialmente lanciati nel 2024 dall’OGS e dal CNR-ISMAR. Al progetto si sono unite anche l’Università di Napoli Parthenope, l’Università di Roma La Sapienza, l’Università del Salento, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), coinvolgendo gran parte della comunità oceanografica italiana.

Il ciclo di seminari è inoltre parte delle iniziative di divulgazione, educazione e trasferimento tecnologico del progetto PNRR RETURN – Multi-Risk sciEnce for resilienT communities underR a changiNg climate, con particolare riferimento agli Spoke 1, 4, 8 (inquinamento, clima, degrado ambientale); rappresentano anche un contributo al Decennio dell’Oceano e sono patrocinati dal laboratorio di sostenibilità quantitativa TQLS.

I prossimi seminari si svolgeranno 8-9 maggio, 29-30 maggio e 17-18 giugno. I dettagli sono nel programma:

Scarica il programma completo dell’evento >>

Un nuovo strumento per contrastare l’invasione dei pesci alloctoni nei laghi di alta montagna

I laghi di montagna sono sempre più minacciati dalla presenza di salmonidi “alloctoni”: la loro introduzione in questi delicati ecosistemi, originariamente privi di fauna ittica, è stata avviata all’inizio del ventesimo secolo dagli enti gestori della pesca di molti Paesi industrializzati, con l’obiettivo di promuovere la pesca sportiva.

Oggi, la presenza di pesci di interesse alieutico e delle loro “esche vive” (ad esempio, piccoli pesci, come le sanguinerole) è un problema ecologico diffuso, probabilmente il principale problema ecologico per i laghi di montagna di tutto il mondo. L’introduzione di queste specie, infatti, altera gravemente le popolazioni di anfibi autoctoni e le cenosi acquatiche. Ancora oggi, nonostante i danni causati dalle specie alloctone siano ben documentati, questi pesci continuano a essere introdotti legalmente in tutto il mondo. In più, l’impatto ecologico è aggravato dall’introduzione illegale delle “esche vive”, che possono anche avere effetti negativi sulle popolazioni di trote e causare la perdita del loro valore ricreativo.

In molti casi le autorità e anche alcune comunità di pescatori dotati di sensibilità conservazionistica hanno cominciato ad agire per arginare i danni provocati dalla diffusione dei pesci e ripristinare gli ecosistemi acquatici: misure di contenimentoi specifiche – come i divieti di introduzione e pesca- e le azioni di eradicazione hanno dimostrato di essere efficaci: tali misure possono essere adottate senza causare un conflitto significativo con i pescatori e le loro associazioni.

In alcune aree protette del Nord America e dell’Europa sono state portate a termine anche azioni piú avanzate: qui, diversi laghi di montagna sono stati riportati alla loro condizione originaria priva di pesci tramite azioni di eradicazione meccanica (con reti da pesca, elettropesca, ecc.). Questi metodi meccanici sono più sicuri per le specie non-target e piú socialmente accettabili rispetto ai metodi alternativi, i.e., eradicazione tramite piscicidi chimici. Tuttavia, la loro efficacia può essere limitata da vari fattori ambientali, quali la dimensione dei laghi, la loro complessità ecologica, la presenza di sanguinerole, e richiedono maggiori costi e lavoro. E’ importante, quindi, individuare soluzioni che minimizzino lo sforzo di eradicazione, limitandolo alla sola rimozione dei pesci: disporre di una stima della popolazione residua si rivela di grande aiuto in queste circostanze. Ottenere tali stime è complicato a causa della possibilità che alcuni pesci possano sopravvivere nei laghi senza essere visti: in questo caso, infatti, interrompere gli sforzi di eradicazione troppo presto potrebbe permettere alle popolazione alloctone di ripopolare i laghi a partire dagli individui residui.

E’ qui che si colloca lo studio condotto da Rocco Tiberti dell’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa) e Simone Tenan dell’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar), in collaborazione con CEAB-CSIC (Blanes, Spagna), Sequoia and Kings Canyon National Parks, University of California, Universitat de Girona (Spagna) e IMEDEA (CSIC-UIB): raccogliendo i dati di eradicazione di pesci da venti laghi di montagna, hanno sviluppato un nuovo approccio analitico per stimare la popolazione residua e la probabilità di eradicazione. Lo studio è stato recentemente pubblicato sul Journal of Applied Ecology, nell’articolo “Alien fish eradication from high mountain lakes by multiple removal methods: estimating residual abundance and eradication probability in open populations”. La principale novità è che il modello statistico sviluppato permette di considerare il fatto che le popolazioni possono essere “aperte”, contrariamente alla maggior parte dei metodi ad oggi sviluppati per stimare la consistenza delle popolazioni residue e la probabilità di eradicazione, basati sull’assunto poco realistico che le popolazioni siano “chiuse”, cioè senza mortalità e natalità durante il processo di eradicazione. Inoltre, secondo lo studio Cnr il processo di eradicazione può richiedere l’uso contemporaneo di più di un unico metodo di cattura (elettropesca, reti da pesca, trappole a nassa). Rispetto ai dati empirici dalle azioni di eradicazione, le stime della popolazione residua e probabilità di eradicazione fornite dal modello sono realistiche, così come le stime delle probabilità di cattura con ciascun metodo di rimozione utilizzato.

Rocco Tiberti, Teresa Buchaca, Daniel Boiano, Roland A. Knapp, Quim Pou Rovira, Giacomo Tavecchia, Marc Ventura, Simone Tenan,
Alien fish eradication from high mountain lakes by multiple removal methods: Estimating residual abundance and eradication probability in open populations,
Journal of Applied Ecology, First published: 02 March 2021; https://doi.org/10.1111/1365-2664.13857

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Giovedì 15 maggio ore 14:30

 

 

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