Cnr-Istituto di Scienze Marine

L’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche svolge attività di ricerca fondamentale e applicata in oceanografia fisica, chimica e biologica e in geologia marina.

L’obiettivo è contribuire allo studio dei processi oceanici e della variabilità climatica, allo sviluppo di sistemi/servizi per l’osservazione, la protezione e la gestione sostenibile dell’ambiente marino e delle coste.

                               L’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAR) svolge attività di

Ricerca Fondamentale e Applicata

in oceanografia fisica, chimica e biologica e in geologia marina con l’obiettivo di contribuire sia allo studio dei processi oceanici e della variabilità climatica che allo sviluppo di sistemi/servizi per l’osservazione, la protezione e la gestione sostenibile dell’ambiente marino e delle coste

VENEZIA

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Dati presto disponibili

A Venezia “BlueNIGHTs”

CNR-ISMAR, Tesa 104 – Arsenale, Castello 2737/F, 30122 Venezia
Museo di Storia Naturale di Venezia “Giancarlo Ligabue”, Santa Croce 1730, 30135 – Venezia

Il 30 settembre 2022, ricercatrici e ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del Distretto Veneziano Ricerca e Innovazione (DVRI), in collaborazione con altri enti e istituzioni, animeranno due spazi cittadini proponendo una serie di attività divulgative dedicate a raccontare la scienza BLU ad ogni tipo di pubblico. La Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori si svolge infatti ogni anno l’ultimo venerdì di settembre: è un’occasione unica per il pubblico e i media a livello italiano ed europeo per conoscere le persone che svolgono attività di ricerca e le possibili carriere lavorative che esistono in questo variegato mondo, un’opportunità in particolare dedicata ai giovani e alle loro famiglie.

Laboratori, dimostrazioni, conferenze, giochi e mostre saranno lo strumento per avvicinare grandi e piccini al mondo della ricerca, ai suoi metodi, strategie, approcci e risultati attraverso un incontro informale, allegro, ludico e ricreativo con le persone che ne hanno fatto un lavoro. Lo scopo è quello di mostrare come la ricerca sia in realtà un appassionante viaggio attraverso i misteri e le meraviglie del quotidiano e del passato, guidato da un’insaziabile curiosità di capire e scoprire, in un’instancabile sfida con sé stessi e con gli altri per svelare i segreti della natura e dei suoi fenomeni e per immaginare un nuovo futuro più equo e sostenibile.

BlueNIGHTs è uno dei tanti progetti finanziati dalla Commissione Europea, ma uno dei pochi con un respiro veramente europeo, dedicato in particolare a far conoscere al grande pubblico le mille sfaccettature e i volti delle persone che lavorano nel campo della scienza e della ricerca marina. Gli eventi della Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori (NdR), organizzati sia nel 2022 che nel 2023 nell’ambito del progetto BlueNIGHTs, si svolgeranno in almeno 8 città in diverse Aree Marine Regionali (RSA) della UE: Venezia e Malta per l’Area Mediterranea, Tulcea e Galati per il Mar Nero, Helsinki per il Mar Baltico, le Isole Azzorre e Murtosa per l’Area Atlantica, Boulogne sur Mèr per la regione della Manica/Mare del Nord, Strasburgo per le aree interne. Anche altre città italiane vedranno la presenza di attività BLU presentate dai ricercatori del CNR-ISMAR in collaborazione con i progetti locali SOCIETY riPENSAci (Bologna), S.T.R.E.E.T.S. (Napoli), NET-scieNcETogether (Roma), SHARPER (Trieste).

Due i luoghi dove venirci a trovare a Venezia per la Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori:

  1. dalle 14 alle 18, all’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAR) in Arsenale (Tesa 102), dove i visitatori potranno conoscere strategie, metodi e risultati della ricerca marina e racconti personali e storie di vita legati al lavoro e alle più recenti scoperte in campo marino, tra cui l’osservazione del mare e dei cambiamenti climatici, il riconoscimento, il recupero e la gestione dei rifiuti marini, la pianificazione dello spazio marittimo;
  2. dalle 18 alle 22, al piano terra del Museo di Storia Naturale “Giancarlo Ligabue” della Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE-MSN). I visitatori potranno interagire con ricercatori e ricercatrici del CNR-ISMAR, del DVRI, del MUVE-MSN, del CERT, dell’IUAV, di ARPAE e dell’INFN, tra gli altri, e con le/i “Giovani Ricercatrici e Ricercatori per una Notte” della Rete Europea delle Scuole Blu (EU Blue School Network). L’apertura straordinaria sarà anche l’occasione per visitare la mostra fotografica The Living Sea, che racconta la vita dei fondali marini e l’importanza del mare, offrendo opportunità di riflessione e confronto sulla sua protezione.

A Bologna, le attività CNR-ISMAR del 30 settembre si svolgerenno nella nuova Piazza Lucio Dalla. A Napoli, presso l’Università degli Studi Federico II. A Trieste, presso Immaginario Scientifico, nell’area del Porto Vecchio. Anche a Roma ci sarà un evento targato CNR-ISMAR, ma organizzato per il 29 settembre, che quindi anticiperà la Notte locale.

BlueNIGHTs è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’azione HORIZON-MSCA-2022-CITIZENS-01, GA 101061605.

Organizzato da:
CNR-ISMAR
Distretto Veneziano Ricerca e Innovazione (DVRI)
Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE)
Museo di Storia Naturale “Giancarlo Ligabue” (MUVE-MSN)
Progetto SOCIETY riPENSAci
Progetto SHARPER
Progetto S.T.R.E.E.T.S.
Progetto NET-scieNcETogether

Referente organizzativo:
Francesca Alvisi
CNR – Istituto di scienze marine
Via Gobetti, 101 – 40129 Bologna
francesca.alvisi@cnr.it

Modalità di accesso:
Ingresso libero
Sarà disponibile anche una piattaforma virtuale per accedere alle varie Notti Europee del progetto BlueNIGHTs ed interagire con i partner nei vari paesi (Finlandia, Portogallo, Francia, Italia, Romania, Malta).

Vedi anche:

Scienza e tecnologia hanno bisogno di uno sguardo intersezionale, avvertono gli scienziati

Analizzare i modi in cui i diversi fattori sociali, politici e culturali possono intersecarsi nella vita delle persone non solo promuove l’equità, ma migliora anche la ricerca. In un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature, un gruppo internazionale e multidisciplinare di ricercatori propone delle linee guida per includere l’analisi intersezionale nella ricerca sulle scienze naturali e sulla tecnologia.

Nielsen, M.W., Gissi, E., Heidari, S. et al. Intersectional analysis for science and technology. Nature 640, 329–337 (2025). https://doi.org/10.1038/s41586-025-08774-w

Senza un’analisi intersezionale, anche gli avanzamenti più promettenti della scienza e della tecnologia potrebbero non portare agli effetti desiderati, avvertono gli scienziati.

Un esempio significativo emerge dai problemi riscontrati nella tecnologia di riconoscimento facciale, ampiamente utilizzata da milioni di individui per sbloccare i propri dispositivi tecnologici. Inizialmente, la tecnologia dimostrava una capacità di riconoscimento dei volti di uomini bianchi con un tasso di errore dello 0,08%, mentre si osservava un tasso di errore più elevato per le donne e per le persone con carnagione più scura. In particolare, il tasso di errore raggiungeva il 34,7% nel caso delle donne nere.

Tuttavia, tale tecnologia è stata successivamente migliorata a seguito dell’identificazione del problema da parte dei ricercatori tramite l’analisi intersezionale, un approccio che mira a comprendere gli effetti combinati di sesso, genere, etnia, età, classe e altre dimensioni sociopolitiche sull’efficacia della tecnologia stessa.

Recentemente, un gruppo internazionale e multidisciplinare di ricercatori, coordinati dalla Prof.ssa Londa Schiebinger della Stanford University, con la partecipazione della Dott.ssa Elena Gissi, Primo Riercatore presso l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha pubblicato su Nature un articolo che sostiene la necessità di integrare l’analisi intersezionale, una pratica sviluppata nelle scienze umane e sociali, nella ricerca nelle scienze naturali e nella tecnologia.

In questa sede, la dott.ssa Gissi illustra i risultati conseguiti da lei e dai suoi coautori e le ragioni per cui chiunque si occupi di ricerca dovrebbe interessarsene.

Nel 1989, la studiosa di diritto Kimberlé Crenshaw ha coniato il termine “intersezionalità” per descrivere come molteplici forme di discriminazione, potere o privilegio si intersechino nella vita delle persone. È possibile considerare il genere separatamente o l’etnia separatamente, ma quando si osserva l’intersezione o l’impatto combinato di questi fattori, è possibile comprendere meglio il problema e, di conseguenza, sviluppare soluzioni efficaci.

L’obiettivo della ricerca pubblicata su Nature è fornire linee guida ai ricercatori, alle riviste scientifiche e alle agenzie di finanziamento per l’implementazione dell’analisi intersezionale in tutti i campi di ricerca. In ogni settore, la ricerca non segue procedure prestabilite, pertanto lo studio recentemente pubblicato illustra il processo di integrazione di tale analisi, al fine di consentire a scienziati, ingegneri ed esperti di tecnologia di comprendere appieno le implicazioni di tale approccio.

Ignorare gli aspetti intersezionali può comportare la mancata considerazione dei fattori più rilevanti del problema oggetto di studio, con il rischio di perdere la chiave di lettura dello stesso. Uno degli esempi riportati nello studio riguarda la ricerca sull’inquinamento da plastica e sulla produzione di sostanze chimiche legate alla plastica. I ricercatori

hanno analizzato l’inquinamento da plastica considerando che l’esposizione delle persone varia a seconda dell’area geografica, un fattore di cruciale importanza. Tuttavia, uno studio ha integrato il fattore età, rivelando che le fasce di popolazione più vulnerabili includono i bambini, in quanto si trovano nelle prime fasi di sviluppo fisico e cognitivo. Sarebbe auspicabile condurre un’analisi distinta per sesso, in quanto le differenze biologiche per sesso potrebbero influire sul modo in cui gli individui metabolizzano le sostanze chimiche.

La ricerca in esame propone una prospettiva di applicazione dell’analisi intersezionale ad una vasta gamma di temi di ricerca nelle scienze naturali, nell’ingegneria e nella tecnologia, ma potenzialmente in ogni campo della ricerca. A partire dagli anni 2000, l’analisi del sesso e del genere ha favorito significativi progressi in termini di innovazione e riproducibilità della ricerca. Ad esempio, in ambito biomedico, ingegneria e in numerosi altri settori della ricerca, l’analisi del sesso e del genere è stata integrata nei sistemi di valutazione della ricerca da parte di agenzie di finanziamento quali la Commissione Europea e i National Institutes for Health americani (NIH). Numerose riviste hanno adottato le linee guida SAGER (Sex and Gender Equity in Research Guidelines). Numerose riviste, tra cui JAMA, Nature e The Lancet, hanno adottato linee guida per l’etnia e altri fattori socioeconomici, ma sussiste una carenza di linee guida per questo tipo di analisi intersezionale.

Lo studio recentemente pubblicato colma questa lacuna mediante una serie di esempi elaborati da un gruppo di ricerca multidisciplinare con sede negli Stati Uniti, Europa, Africa e Asia, proprio in virtù della natura dell’approccio proposto. L’analisi intersezionale, infatti, tiene conto di fattori sociali che variano in base alla cultura e al tema specifico di ricerca. Ad esempio, mentre negli Stati Uniti si tende a riflettere su concetti come sesso, genere, razza e status socioeconomico, in India è necessario considerare anche il sistema delle caste. Inoltre, l’analisi intersezionale si adatta diversamente in contesti geografici e culturali specifici, come evidenziato dagli autori.

Gli autori dello studio sottolineano che, nonostante non sia ancora largamente applicata, l’analisi intersezionale è già considerata come un metodo standard di ricerca in molte discipline, poiché consente di ottenere un’analisi più precisa e accurata della realtà, a supporto di politiche e soluzioni per problemi di portata globale.

Ogni ricercatore dovrebbe essere in grado di impiegare i metodi più adeguati per il proprio studio, e l’analisi intersezionale rappresenta uno strumento fondamentale per tale scopo. Lo studio è disponibile al seguente link: https://www.nature.com/articles/s41586-025-08774-w Per maggiori informazioni, contattare la Dott.ssa Elena Gissi (elena.gissi@cnr.it) co-autrice dello studio per il CNR.

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Giovedì 15 maggio ore 11:00    –    ON LINE LINK

Prof. Andrea Fildani (Università Federico II, Napoli – DiSTAR)
“The building blocks of submarine fans: insights for high-resolution imagery of modern systems”

Flyer

Il Prof. Andrea Fildani è docente di geologia stratigrafica e sedimentologia, presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e Risorse dell’Università Federico II di Napoli

Attestato di partecipazione:
richiederlo in chat a inizio seminario. L’attestato viene rilasciato a chi rimane in sala per l’intero seminario

“Partecipando a questo incontro, accetti che lo stesso venga registrato e reso disponibile. Dalla registrazione verranno eliminati lista dei partecipanti e chat”
Ricordiamo a tutti di tenere spento il proprio microfono. Accenderlo solo in caso di intervento.

“By accessing this meeting you acknowledge that it will be recorded and made available. Chat and participant list will not be recorded.”
We ask everybody to mute their microphone, unless intervening. Please write your questions in the chat