Il CNR ha partecipato alla 69° Conferenza Generale della IAEA (International Atomic Energy Agency) svolta a Vienna dal 15 al 19 settembre 2025. Nella giornata del 16 settembre, sono intervenuti Luca Giorgio Bellucci dell’Istituto di Scienze Marine (Cnr-Ismar, Sede di Bologna) ed Eleonora Ragno dell’Unità di Prevenzione e Protezione – Area Radioprotezione.
Sono state illustrate le attività basate sull’utilizzo delle radiazioni ionizzanti svolte dalla rete scientifica dell’Ente sull’intero territorio nazionale esercitate con il continuo e puntuale supporto degli esperti di radioprotezione dell’Unità Prevenzione e Protezione. Le differenti strumentazioni e tematiche affrontate riflettono la multidisciplinarità dell’Ente: acceleratori con laser di potenza, impiego di apparecchiatura RX nel settore dei beni culturali e dei materiali, utilizzo di macchine radiogene e sorgenti in campo ambientale.
Relativamente alla sede di Bologna, il Cnr-Ismar ha illustrato la rete dei suoi laboratori che utilizzano tecniche radiometriche per la datazione dei sedimenti marini e lacustri e lo studio dei processi biogeochimici negli ambienti acquatici e quelli che utilizzano radiazioni ionizzanti con strumentazioni specifiche quali il sedigrafo a Raggi X, lo scanner XRF per carote di sedimento e il tomografo a Raggi X rotante di recente acquisizione, che permette il rendering completo dell’immagine 3D delle carote.
Il Dott. Luca Giorgio Bellucci, in particolare, ha illustrato la struttura del Laboratorio di Radiometria ed i principali risultati delle ricerche realizzate nel corso degli anni. Il laboratorio ha iniziato la sua attività negli anni ’80, con l’emergere dell’uso dei radionuclidi naturali e artificiali a vita breve per determinare la cronologia dei sedimenti recenti. Nel tempo, il suo utilizzo si è esteso dalla datazione alla radiometria ambientale, oltre che al calcolo delle velocità dei processi nella colonna d’acqua e all’interfaccia acqua/sedimento. Le principali ricerche hanno riguardato i fondali marini, le zone costiere e le acque interne del bacino Mediterraneo. Altre importanti ricerche sono state condotte negli oceani Atlantico e Pacifico, in Antartide, nelle lagune costiere vietnamite e messicane.
In particolar modo si è dato risalto all’utilizzo dei radionuclidi a vita breve naturali ed artificiali (principalmente 210Pb e 137Cs) per la ricostruzione della cronologia della sedimentazione in ambienti fortemente antropizzati, con lo scopo di caratterizzare gli eventi di contaminazione e gli effetti dei fenomeni naturali (terremoti e tsunami) sia sui fondali profondi che nelle aree costiere.
Una importante applicazione delle tecniche di radiodatazione è quella dello studio della sedimentazione negli ambienti umidi costieri (salt marsh), la cui sopravvivenza è minacciata dai cambiamenti climatici e dalle attività umane che hanno modificato direttamente questi ambienti.